venerdì 15 maggio 2020

#STEP15- INNOVAZIONE NEI LIMITI DELLO SVILUPPO

Secondo il Premio Nobel, Joseph Stiglitz, l’impatto economico dell’innovazione digitale sarebbe minimo, se non irrilevante nell’economia mondiale. 
Quello di Joseph Stiglitz non è proprio un nome sconosciuto. 
Joseph Stiglitz
Premio Nobel per l’economia, saggista prolifico i cui libri hanno grande seguito anche da noi in Italia, è un critico degli attuali processi di globalizzazione pur provenendo da quello che può essere definito l’establishment dell’economia e della finanza. 
In un articolo pubblicato su “Project Syndicate” dal titolo The Innovation Enigma, Stiglitz pone alcune domande molto interessanti sui limiti dell’innovazione prodotta dalla Silicon Valley – e in generale del mondo della digital innovation – partendo da un problema: “E’ difficile rilevare i vantaggi di quest’innovazione nelle statistiche del PIL”. Dopotutto, la crescita economica in Occidente è crollata proprio negli anni d’oro dell’innovazione digitale che stiamo vivendo e i benefici economici prodotti restano irrilevabili dal punto di vista del prodotto interno lordo. “Forse il PIL non riesce a catturare davvero i miglioramenti del tenore di vita che l’innovazione dell’era informatica sta generando”, ammette Stiglitz. “O forse questa innovazione è meno significativa di quanto credano i suoi appassionati”.

L’esempio storico portato da Stiglitz è quella della bolla del dot-com, scoppiata agli inizi degli anni 2000 dopo una crescita esponenziale del valore finanziario delle aziende del Web negli anni Novanta. L’esplosione di quella bolla, anticamera della più vasta e attuale crisi economica iniziata nel 2008, “è stata caratterizzata dall’innovazione: siti web attraverso i quali si poteva ordinare cibo per cani e bevande analcoliche online… Ma non è una cosa facile valutare come il risparmio di tempo derivante dallo shopping online, o il risparmio economico che potrebbe derivare da una maggiore concorrenza (grazie a una maggiore facilità di confronto dei prezzi online) influenzi i nostri standard di vita”. La rivoluzione informatica degli anni Novanta ha avuto almeno il vantaggio di diffondere in tutto il mondo occidentale la fibra ottica e perfezionare i motori di ricerca, riconosce Stiglitz.
“Ricordiamo come qualche anno fa, appena prima del collasso di Lehman Brothers, il settore finanziario si vantava della sua innovatività. Dato che le istituzioni finanziarie attiravano i migliori talenti da tutto il mondo, non ci si poteva aspettare niente di meno. Ma, a un più attento esame, divenne chiaro che la maggior parte di quest’innovazione concerneva l’ideazione dei modi migliori di truffare gli altri, manipolare i mercati
Market Movers
senza essere scoperti (almeno per un po’) e sfruttare il potere di mercato”, scrive Stiglitz. “In questo periodo, quando le risorse affluivano a questo settore ‘innovativo’, la crescita del PIL era nettamente inferiore rispetto a prima. Anche nei tempi migliori, non ha portato a un miglioramento del tenore di vita (eccetto per i banchieri), e alla fine ha portato alla crisi dalla quale solo ora ci stiamo riprendendo. Il contributo sociale netto di tutta questa innovazione è stato negativo”.
Per anni l’innovazione digitale ha riguardato solo modi migliori per fare soldi, spesso in maniera illecita. I mutui subprime e i derivati finanziari sono strumenti estremamente complessi che menti estremamente intelligenti hanno messo a disposizione del mercato finanziario con esiti disastrosi, dimostrando quanti danni possano produrre l’innovazione e l’intelligenza se applicati male.“Un sacco di sforzo intellettuale è stato dedicato all’escogitare modi migliori per massimizzare la pubblicità e il marketing – rivolti alla clientela, soprattutto i ricchi, che potrebbero effettivamente acquistare il prodotto. Ma il nostro
tenore di vita sarebbe potuto aumentare molto di più se tutto questo talento innovativo fosse stato destinato maggiormente alla ricerca fondamentale –
Social più comuni
o anche alla ricerca applicata in grado di condurre a nuovi prodotti. Certo, essere più connessi tra noi, attraverso Facebook o Twitter, ha un valore. Ma come possiamo mettere a confronto queste innovazioni con quelle come il laser, il transistor, la macchina di Turing e la mappatura del genoma umano, ciascuna delle quali ha portato a una marea di prodotti che hanno cambiato il mondo?”.
Macchina di Turing


Stiglitz, in sintesi, sostiene che l’impatto economico dell’innovazione digitale sia minimo, se non irrilevante nell’economia mondiale. 
Un punto di vista destinato a far discutere ma non privo di verità. Investire nell’innovazione digitale e nel web non può essere la via d’uscita dalla crisi, come oggi sostengono tanti guru in Italia e non solo. Il vero motore della crescita e dell’innovazione risiede nella ricerca scientifica e tecnologica, in quella ricerca di base di cui parla Stiglitz. Un transistor è in grado di cambiare il mondo ben più di Facebook. Al modello della Silicon Valley dovremmo affiancare – non opporre, perché anche l’innovazione digitale serve – il modello del CERN, un grande centro di ricerca che nei suoi 60 anni di attività ha accelerato lo sviluppo tecnologico della nostra civiltà, implementando i benefici della ricerca di base nella vita di tutti i giorni, dal World Wide Web alla radioterapia. E dove, anche se pochi lo sanno, gli ingegneri superano di dieci volte il numero dei fisici, perché la ricerca scientifica non riguarda solo la caccia al bosone di Higgs, ma il reale e concreto miglioramento della nostra vita.

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