mercoledì 29 aprile 2020

#STEP 12- INNOVAZIONE NEL PENSIERO MEDIEVALE E MODERNO

Pubblicando nel 1637 il "Discorso sul metodo" , Cartesio si inserisce apertamente in quel fecondo dibattito filosofico che si sviluppa nel corso del XVII secolo e che si pone alle origini della rivoluzione scientifica moderna. Condividendo tutta l'insoddisfazione di Bacone e Galilei verso la tradizione scolastica e verso la vecchia logica di derivazione aristotelica, anche Cartesio aspira dunque alla costruzione di un nuovo sapere, innovativo, che si dimostri veridico in virtù della sua applicabilità pratica. 


Cartesio aveva già affrontato il problema metodologico nell'opera giovanile intitolata "Regole per dirigere l'ingegno"; più
René Descartes (1596-1650)
sinteticamente, nel Discorso enuncia le note quattro regole del suo metodo, sulla cui base progetta ambiziosamente di definire una màthesis universalis





" Avevo studiato un po' quando ero più giovane, tra le parti della filosofia, la logica, e, tra le matematiche, l'analisi geometrica e l'algebra: tre arti o scienze, dalle quali speravo cavar qualche aiuto per il mio disegno. Ma, nell'esaminarle, mi accorsi che m'ero ingannato. I sillogismi e la maggior parte dei precetti della logica servono piuttosto a spiegare agli altri le cose che già si sanno, ovvero anche, come l'arte di Lullo, a parlare senza discernimento delle cose che uno ignora, invece d'impararle. Quella logica contiene, senza dubbio, anche precetti ottimi, verissimi, ma, mescolati con quelli, ne ha tanti altri nocivi, o per lo meno inutili, che separarli è un'impresa ardua, come quella di cavar fuori una Diana o una Minerva da un blocco di marmo neppure sbozzato. E quanto all'analisi degli antichi e all'algebra dei moderni, oltre che riguardano materie astrattissime e di poco uso in pratica, e da notare che la prima è cosi legata alla considerazione delle figure che non può esercitare l'intelligenza senza stancare molto l'immaginazione, e la seconda s'e talmente assoggettata a certe regole e a certe cifre da apparire un'arte confusa e oscura per imbarazzare l'intelligenza piuttosto che una scienza per coltivarla. 
Bisognava, dunque, che io cercassi un altro metodo, il quale, riunendo i vantaggi di questi tre, fosse esente dai loro difetti. E come la moltitudine delle leggi fornisce spesso una scusa all'ignoranza e al vizio, per cui uno Stato e tanto meglio regolato quanto meno ne ha, ma rigorosamente osservate; Cosi, invece di quel gran numero di regole di cui la logica e composta, pensai che ne avrei avuto abbastanza di queste quattro, purché prendessi la ferma e costante risoluzione di non venir meno neppure una volta alla loro osservanza.
La prima era di non accogliere mai nulla per vero che non conoscessi esser tale con evidenza: di evitare, cioè, accuratamente la precipitazione e la prevenzione; e di non comprendere nei miei giudizi nulla di più di quello che si presentava Cosi chiaramente e distintamente alla mia intelligenza da escludere ogni possibilità di dubbio. La seconda era di dividere ogni problema preso a studiare in tante parti minori, quante fosse possibile e necessario per meglio risolverlo. La terza, di condurre con ordine i miei pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili a conoscere, per salire a poso a poco, come per gradi, sino alla conoscenza dei più complessi; e supponendo un ordine anche tra quelli di cui gli uni non precedono naturalmente gli altri. L'ultima, di far dovunque enumerazioni così complete e revisioni così generali da esser sicuro di non aver omesso nulla. 
Quelle catene di ragionamenti, lunghe, eppure semplici e facili, di cui i geometri si servono per pervenire alle loro più difficili dimostrazioni, mi diedero motivo a supporre che nello stesso modo si susseguissero tutte le cose di cui l'uomo può avere conoscenza, e che, ove si faccia attenzione di non accoglierne alcuna per vera quando non lo sia, e si osservi sempre l'ordine necessario per dedurre le une dalle altre, non ce ne fossero di Cosi lontane alle quali non si potesse arrivare, né di Cosi nascoste che non si potessero scoprire."

("Discorso sul metodo", in Opere scientifiche, a cura di E.Lojacono, UTET, Torino 1983, vol.2, pp.133-135)



Nell'intento di evidenziare i difetti delle tre scienze (logica, algebra e geometria) che più lo hanno colpito nei suoi studi giovanili, Cartesio in primo luogo osserva (come Bacone) che i
Discours de la methode
sillogismi e la maggior parte dei principi della logica tradizionale sono utili non tanto a scoprire qualcosa di nuovo, quanto a spiegare ciò che già si conosce, oppure a parlare in maniera brillante di argomenti che in realtà non si conoscono. 


Proprio a causa di questi limiti di logica tradizionale, l'impresa di separare nella logica i precetti utili a quelli inutili appare a Cartesio come un'enorme fatica. Il difetto maggiore della geometria euclidea consiste invece, oltre che nella sua astrattezza, nel suo stretto legame con le figure, che ne limita il campo di applicazione; mentre il problema dell'algebra moderna sta nell'eccessiva complessità del suo sistema notazionale, che la rende "confusa e oscura", oltre che astratta.


Cartesio intende dunque mettere a punto un metodo innovativo che sappia compendiare in sé gli aspetti positivi della logica, della geometria e dell'algebra, superandone però i limiti. E, poiché un gran numero di norme induce spesso alla poca chiarezza e, quindi, alla trasgressione, il metodo elaborato da Cartesio dovrà essere composto da poche ed essenziali regole.


La regola dell'evidenza prescrive di accettare come vere solo quelle idee che si presentino alla mente in modo chiaro e distinto. Come Cartesio spiega nei Principi della filosofia, "idea chiara" è quella presente e manifesta uno spirito attento, e "idea distinta" è quella che, essendo chiara, è separata da tutte le altre e così precisa da non contenere nient'altro all'infuori di ciò che è chiaro.

La regola dell'analisi prescrive di semplificare ciò che è complesso scomponendolo nel maggior numero possibile di elementi semplici.
La regola della sintesi prescrive di procedere in modo opposto rispetto a quanto si fa nell'analisi, ricomponendo ordinatamente (dal semplice al complesso) ciò che prima si era scomposto. 
La quarta regola prescrive l'enumerazione e la revisione, cioè di passare prudentemente in rassegna tutte le operazioni compiute nell'analisi e nella sintesi, per accertarsi di non aver omesso nulla.

Nella parte conclusiva del brano, a conferma dell'ispirazione matematico-geometrica del metodo, Cartesio ricorda le "lunghe catene di ragionamenti" della geometria euclidea,  la cui chiarezza e il cui rigore egli ritiene di poter applicare a qualunque ambito dello scibile umano, costruendo così la cosiddetta màthesis universalis capace di spiegare in maniera chiara e sistematica ogni aspetto della realtà




Fonti: https://www.liberliber.it/mediateca/libri/d/descartes/discorso_sul_metodo/pdf/descartes_discorso_sul_metodo.pdf
Libro "La ricerca del pensiero " a cura di Abbagnano e Fornero

sabato 25 aprile 2020

#STEP 11- INNOVAZIONE NELLA PANDEMIA

Partire dalle tecnologie spaziali per sviluppare applicazioni utili a contrastare la pandemia di Coronavirus. E’ l’obiettivo del bando “Space in response to COVID19 outbreak”(clicca qui per saperne di più) per sperimentazioni di tecnologie spaziali per
Le tecnologie spaziali per contrastare l'epidemia

il contenimento, monitoraggio e contrasto della pandemia che sarà aperto il 31 marzo. Due milioni e mezzo di euro per sviluppare idee, basate su asset spaziali (come ad esempio le comunicazioni satellitari, l’osservazione della Terra, la navigazione satellitare e altre) per contrastare l’emergenza Coronavirus.
Il bando – che si è chiuso il 20 aprile – è stato proposto dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), in accordo con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione (MID) e il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega allo Spazio.
Le proposte presentate dalle aziende dovranno utilizzare
Come la pandemia sta cambiando il mondo
tecnologie dello spazio, dovranno poter essere di veloce realizzazione e riguardare due ambiti di applicazione:
salute ed educazione a distanza. Possibili campi di applicazione: diagnosi a distanza per i pazienti, trattamento iniziale e follow-up pazienti, supporto (in tempo reale) o formazione al personale medico, pianificazione delle risorse a diposizione del personale medico e Follow-up di pazienti affetti da altre malattie. L’Asi ha già garantito ufficialmente a ESA l’autorizzazione al finanziamento dei progetti italiani per 2,5 milioni di euro di cui 1,5 milioni nel settore della salute ed 1 milione per l’educazione a distanza.
Il bando è parte integrante della Call to Action, Innova per l’Italia (clicca qui per accedere al sito ufficiale del Governo)un’iniziativa congiunta del Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano, del Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e del Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, insieme a Invitalia e a sostegno della struttura del Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri.
“Siamo davanti ad una emergenza mondiale che ha evidenziato l’importanza della digitalizzazione e dei dati e ha reso ancora più manifesta la potenzialità delle innovazioni tecnologiche. In questa fase è fondamentale coordinare e facilitare sinergie comuni tra rami diversi della pubblica amministrazione e tra
Paola Pisano- Ministro per l'Innovazione tecnologica
aziende ed enti di ricerca come l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Riccardo Fraccaro con delega allo spazio”
 
è il commento del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano.
Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per lo spazio, Riccardo Fraccaro, dichiara: 
“Mettere le attività spaziali al servizio dei cittadini rappresenta un obiettivo prioritario e, soprattutto in una fase così delicata, le tecnologie del settore possono dare un contributo decisivo. Nella lotta al Coronavirus le capacità satellitari sono un valore
Riccardo Fraccaro- Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
aggiunto che intendiamo sfruttare per dare risposta alle diverse necessità, dalla analisi epidemiologica alla diagnostica, dal supporto alla connettività alla formazione a distanza. Con il prezioso apporto che le tecnologie spaziali possono fornire siamo in grado di potenziare gli strumenti di contrasto al virus e salvaguardare la salute dei cittadini. Ringrazio tutte le aziende che continuano a lavorare per garantire i servizi al Paese. Mai come in questo momento è necessario fare sistema e concentrare ogni risorsa per il superamento dell’emergenza” 
conclude Fraccaro.
“Lo spazio, ora più che mai, deve essere al servizio di tutti e con questo bando saranno messe a fattore comune – dichiara il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Giorgio Saccoccia – le tecnologie spaziali provenienti dai dati satellitari di telecomunicazione, navigazione e osservazione della Terra
Giorgio Saccoccia- Presidente dell'ASI
per proporre, in tempi brevissimi, progetti dimostrativi e servizi a sostegno delle attività di contenimento e di monitoraggio degli effetti della pandemia Covid-19 sui cittadini, sui professionisti del settore sanitario ed educativo e sulle imprese. Tutto a beneficio non solo dell’Italia ma anche di altri paesi europei che stanno affrontando la medesima sfida”.
 

venerdì 24 aprile 2020

BAROCCO- INNOVAZIONI

Le concezioni dello spazio e del tempo hanno sempre influito sulla produzione letteraria. La scoperta del telescopio rivoluzionò il modo di osservare l'Universo, così come il microscopio modificò la concezione della materia. Nel Seicento, l'immensamente grande e l'immensamente piccolo, vennero sempre più esplorati.

 Lo spazio si allargò a dismisura, anche perché gli orizzonti si stavano dilatando. Le vaste distese inesplorate del Sudamerica ponevano un allargamento dei confini del pianeta. La concezione del tempo era sempre stata legata alla Bibbia, la quale suggeriva che la creazione fosse avvenuta in un tempo non remotissimo. I nuovi studi archeologici, mostravano che la Terra aveva sulle spalle una propria storia, lunga miliardi di anni. Questa considerazione sconvolgente, mutò la concezione del tempo nell'uomo seicentesco. Fu questo un momento entusiasmante per lo sviluppo della scienza e le reazioni furono molto rilevanti. Nel 1643 venne pubblicato il De revolutionibus orbium coelestium di Copernico,
"De revolutionibus orbium coelestium"-Nicolai Copernico
che conteneva affermazioni molto importanti. Il testo di Copernico sconvolse la visione tradizionale del cosmo. Veniva meno la straordinaria compenetrazione che la cosmologia aristotellico-tomistica aveva creato con l'universo cristiano. L'antropocentrismo tramontò di fronte alla scoperta dell'infinità dell'Universo, al ricoprire un ruolo al margine di esso. Fu anche una rivoluzione spaziale, perché si passò dalla convinzione di vivere in un periodo piuttosto vicino alle origini, al comprendere di vivere miliardi di anni dopo la creazione della Terra.


La natura non dà certezze, perché anch'essa mutevole e si evolve al passare del tempo come tutte le cose del mondo. Nel Seicento, sia sul piano spaziale,sia su quello temporale, si affacciò il concetto di infinito. Questa concezione, al tempo fu sconvolgente, perché l'attributo di infinito poteva essere riferito solamente a Dio. Ci si iniziò a interrogare sulla posizione di Dio nei confronti di questa macchina complessa che era l'Universo infinito. Un personaggio fondamentale nel Seicento fu Isaac Newton, il quale diede una descrizione rigorosa e matematica dell'intero cosmo, che è visto come una macchina complessa, il cui grande orologiaio è Dio. Con Newton, però, la posizione di Dio iniziò a divenire sempre più defilata. Inoltre, tutti i rasserenamenti precedenti vennero meno. Infatti le dimensioni infinite dell'Universo, riconosceva la propria autonomia. La nuova marginalità dell'uomo viene accolta positivamente, perché lo rende indipendente dalle forze celesti.

L'arte portò la testimonianza di questa crisi. I principali atteggiamenti di risposta a questa situazione erano la chiusura in se stessi e la fuga. C'era attenzione per l'introspezione e per la psiche. L'arte fugge dalle nuove concezioni e alcuni letterati le rifiutano a favore delle idee antiche e rassicuranti. Le  nuove dimensioni immense e siderali ebbero una progressiva influenza nel linguaggio letterario, che iniziò ad assumere nuove metafore. Furono importanti anche le riflessioni di Blaise Pascal, il quale rifiutò nettamente la concezione, secondo la quale, l'uomo sarebbe il fine ultimo della creazione. Una conseguenza fu che l'uomo non poteva farsi carico dell'estrema complessità dell'universo.














giovedì 23 aprile 2020

IL CODICE DI PERELA'- "AD ALTA VOCE"

Dai Promessi sposi a Frankestein, da Pinocchio a Raymond Carver... con i suoi 200 titoli e oltre, di romanzi e racconti, Ad Alta Voce è la più grande biblioteca di audiolibri italiana. In diretta sulle frequenze di Radio3, dal lunedì al venerdì alle 17, in replica la notte alle 1.30. riascoltabile in streaming e scaricabile in podcast. A dar voce alle pagine delle letterature del mondo sono i nostri migliori attori ed attrici.
Logo della Biblioteca di Podcast di Rai Radio 3


Facendo riferimento allo #STEP 06(cliccare qui per accedere al post dedicato), qui di seguito allego il link per ascoltare il "Codice di Perelà", letto dall'attore Paolo Poli.

https://www.raiplayradio.it/playlist/2017/12/Il-codice-di-Perela-1395d642-1a4e-4760-82ce-0a71731c5de6.html

sabato 18 aprile 2020

#STEP 10- INNOVAZIONE NEL CINEMA


Sir Peter Weyland è un personaggio immaginario nella serie di film Alien e nell'universo fantascientifico ad esso collegato. Il personaggio fa il suo debutto nel cortometraggio TED 2023 (2012), interpretato da Guy Pearce. Rappresentato come il fondatore della Weyland Corporation e creatore dell'androide David 8.


Nel 2023 Weyland appare durante una conferenza TED, dove fa un monologo in cui fa riferimento alla leggenda di Prometeo e alla punizione da lui ricevuta per il furto del fuoco. Dichiara il fuoco, la prima innovazione tecnologica umana, ed elenca cronologicamente gli ulteriori sviluppi umani, come gli attrezzi di pietra, la ruota, la polvere da sparo, la lampadina, le automobili, la televisione, le armi nucleari, le astronavi, internet, la biotecnologia, la nanotecnologia e la teoria M(possibile teoria del tutto, cioè in grado di spiegare interamente l'Universo in cui viviamo). Nota quanto stia progredendo la tecnologia cibernetica, e osserva che fra qualche anno i sintetici saranno indistinguibili dagli esseri umani. Da questo, lui conclude che gli umani sono diventati i nuovi dèi.



Se fosse davvero un TED Talk avremmo i sottotitoli in tutte le lingue del mondo, ma siccome è fiction dovrete accontentarvi di questa mia traduzione:


"Lawrence, abominevolmente d’Arabia, ma molto inglese, amava pizzicare un fiammifero acceso tra le dita per spegnerlo. Quando gli fu chiesto dal suo collega William Potter di rivelare il suo trucco, come mai fosse tanto abile a spegnere la fiamma senza ferirsi, Lawrence sorrise e disse  “Il trucco, Potter, è non pensare al fatto che fa male.” (risate)
Il fuoco che danzava al termine di quel fiammifero è stato un dono del titano Prometeo, un dono che ha rubato agli dèi. Quando Prometeo è stato catturato e portato a giudizio per il suo furto, gli dèi, si può ben dire, reagirono in modo un po’ eccessivo.
Il pover’uomo fu legato ad una roccia e un’aquila strappatagli la pancia gli divorava il fegato più e più volte. Giorno dopo giorno. Ad Infinitum.
Tutto perché ci ha dato il fuoco. Il nostro primo vero pezzo di tecnologia. Il fuoco.
100.000 aC – strumenti di pietra.4000 aC – La ruota.9° secolo dC – polvere da sparo. Abbastanza rivoluzionaria.19° secolo – Eureka! La lampadina!20° – L’automobile, la televisione, armi nucleari, viaggi spaziali, Internet.21° secolo – Le biotecnologie, le nanotecnologie, fusione e fissione e la Teoria M.
E questo solo nel primo Decennio! Ora siamo da tre mesi nell’anno di nostro signore 2023. In questo momento nella nostra civiltà si possono creare individui cibernetici. Che, nel giro di pochi anni, saranno completamente indistinguibili da noi. Ciò porta a una conclusione ovvia, noi, siamo gli dèi ora.
Per quelli di voi che mi conoscono, sapete ormai che la mia ambizione è illimitata. Sapete che mi accontenterò di niente di meno che la grandiosità. O morirò provandoci. Per quelli di voi che ancora non mi conoscono, permettetemi di presentarmi. Il mio nome è Peter Weyland. E se mi asseconderete mi piacerebbe cambiare il mondo."
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Introduzione_alla_teoria_M 

martedì 14 aprile 2020

#STEP 09- INNOVAZIONE IN ARTI FIGURATIVE

L'invenzione della fotografia costituisce la realizzazione di un sogno antico che, a vario titolo, era stato invano perseguito dagli artisti di tutti i tempi. A ben vedere, infatti, la fotografia altro non è che una forma di restituzione prospettica automatica.
Le prime ricerche su questa nuova tecnica incominciano già sul finire del XVIII secolo, quando il progresso scientifico consente la messa a punto delle prime camere ottiche. Il modello più semplice di camera ottica, infatti, consisteva  in una piccola cassa di legno di dimensioni non superiori a quelle si una scatola da scarpe. Non diversamente da una moderna macchina fotografica, tale camera era frontalmente dotata di un sistema mobile di lenti (obiettivo) che, una volta puntato sul soggetto, lo rifletteva su uno specchio interno inclinato di 45 gradi che a sua volta riproiettava il soggetto capovolto su un vetro smerigliato. Ponendo un foglio di carta sottile sul vetro, coprendosi con un panno nero per attenuare il riverbero della luce esterna, era possibile ricalcare per trasparenza l'immagine prospettica del soggetto prescelto, ricavandone una rappresentazione di grandissima precisione. Il principale limite della camera ottica, comunque, risiedeva nel fatto che necessitava pur sempre dell'intervento manuale. 

Nei primi decenni dell'Ottocento, invece, il progresso della chimica permette lo sviluppo di nuovi studi sulla sensibilità alla luce di determinati materiali che, se opportunamente esposti e trattati, si dimostrano in grado di registrare qualsiasi variazione di luminosità. E poiché ogni immagine proiettata sul vetro smerigliato della camera ottica altro non è che un fascio luminoso, sostituendo al vetro una lastra spalmata di qualche sostanza chimica sensibile alla luce, si poteva ottenere che la luce stessa si imprimesse sulla lastra sensibile lasciando permanentemente l'impronta dell'immagine proiettata dall'obiettivo.

"Veduta dalla finestra a Le Gras" 1827- Joseph Nicephone Niépce

La prima ripresa fotografica vera e propria viene realizzata nel 1827 dal francese Joseph Nicéphone Niépce, che mise  a punto anche il relativo apparecchio. Si trattava di una camera ottica che al posto del vetro smerigliato aveva una lastra di péltro di 20,3x25,4 centimetri, resa sensibile alla luce grazie ad un particolare composto chimico a base di bitume di cui era cosparsa. L afotografia, la cui esposizione richiese ben otto ore, è nota come Veduta dalla finestra a Le Gras e rappresenta in panorama visibile dal laboratorio dello stesso Niépce. La qualità dell'immagine è comunque molto bassa, così come la nitidezza dei contorni e la precisione della messa a fuoco. Si tratta però della documentazione del primo esempio di ripresa diretta dal vero senza alcun intervento umano e la cosa, già di per sé, costituì una vera e propria innovazione. 


Fonti: Libro "Il Cricco di Teodoro"  a cura di Giorgio Cricco e Francesco Paolo di Teodoro 

https://mevsphotography.com/un-po-di-storia/prima-fotografia.php
http://blog.michelecantarelli.com/vista-dalla-finestra-a-le-gras/ https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_fotografia


lunedì 13 aprile 2020

#STEP 08- INNOVAZIONE NEI DIALOGHI DI PLATONE

Dare a qualcuno del «platonico»: non c’è insulto peggiore per i filosofi. Aveva cominciato Nietzsche con Leopardi, che pure stimava, e lo stesso aveva detto Heidegger di lui. Per non parlare di quello che di Heidegger, Nietzsche e Platone pensava Popper. Lo ha detto bene Deleuze: il compito della filosofia contemporanea è «rovesciare il platonismo». Niente di nuovo, in fondo, ci aveva già provato Aristotele. A Platone tutto questo avrebbe fatto immenso piacere.
Platone nell’affresco «La Scuola di Atene» di Raffaello (1483-1520)
Platone nell’affresco «La Scuola di Atene» di Raffaello (1483-1520)



Nel «luogo uperuranio», ci sono le idee, questi enti misteriosi che le anime degli uomini contemplano prima di entrare nel corpo. E poi ci sono le teorie politiche (abolizione della famiglia, eugenetica, divisione della società in classi).

Platone ci pone delle domande:



Platone ha parlato in prima persona solo una volta, nella «settima lettera», per dire una cosa sola: chi tenta di rinchiudere il suo pensiero in un sistema non ha capito niente. È così ovvio che troppo spesso lo si dimentica: Platone non ha composto trattati per esporre dottrine, ma dialoghi in cui dei personaggi discutono tra di loro, sollevando domande e dubbi. L’obiettivo è sempre lo stesso: chiedere conto di tutte le convinzioni su cui fondiamo le nostre vite. Magari abbiamo ragione, ma siamo in grado di giustificare le nostre opinioni e le nostre scelte?
Quella di Platone è una filosofia realistica, la sua idea innovativa di realtà non è quella comunemente intesa e la esprime in questo stralcio dell'opera "Critone" -Capitolo IV

"sempre fui così fatto, che non ubbidisco dentro me a nessuno, salvo che alla ragione; quella, dico, la quale, pensandoci, mi paja esser la migliore"

Egli sostiene sempre tesi sconcertanti, innovative,difficili da condividere. Era il primo a saperlo e i suoi scritti sono sempre costruiti in modo da esasperarne la paradossalità. È il bello dei dialoghi: a Platone non piace vincere facile e fa di tutto per presentare le idee degli avversari nel modo migliore. 

Fonti: 

Libro "Con-Filosofare" a cura di Abbagnano e Fornero
https://it.wikisource.org/wiki/Critone/Capitolo_VI

sabato 11 aprile 2020

#STEP 07- INNOVAZIONE IN POESIA

La lirica barocca viene spesso denominata lirica marinista in quanto il suo maggior esponente è Gianbattista Marino. lo scopo della corrente anticlassica è meravigliare e stupire il pubblico che, secondo Marino stesso, era annoiato dai canoni tradizionali che erano stati ripetuti fino al 1500.
Mappa concettuale sulla Letteratura Barocca

Il carattere innovativo e la distanza dalla tradizione è evidente non nei temi trattati nella poesia d'amore, ma da come vengono affrontati. 


La donna è sempre oggetto d'amore ma non viene idealizzata, non corrisponde più allo stereotipo della donna bionda dagli occhi celesti, come Laura per Petrarca. In alcuni casi ha capelli e occhi scuri, in altri l'immagine classica viene ancor più stravolta e la donna è anziana, sorda, sdentata o indemoniata come nel sonetto "Bellissima spiritata" di Achillini. A volte l'attenzione del poeta si concentra su un particolare del corpo femmile. Un esempio ne è il sonetto "Seno" di Marino. Gli oggetti che la donna usa quotidianamente (pettini, specchi...) servono da spunto per le immagini metaforiche che arricchiscono i sonetti e il cui uso è esasperato


Emanuele Tesauro, gesuita vissuto proprio nel 1600, definisce la metafora come mezzo di decodificazione della realtà. Quest'ultima appare incerta a causa della nascita di nuove teorie scientifiche e innovative, nella maggior parte dei casi non accette dall'Inquisizione, nuove scoperte celanti i dubbi dell'uomo e la religione cattolica, inquisitoria come lo era dal Medioevo nonostante una breve parentesi rinascimentale in cui l'uomo è al centro del mondo e rimanendo credente sposta però il fulcro della cultura e della ricerca su di sè. La metafora esprime quindi la realtà velata.


 Alla corrente anticlassica si affianca anche quella classica che però non riesce a mantenere gli ideali di ordine ed equilibrio raggiunti nel Rinascimento. 


La metrica dei classicisti è altrettanto innovativa quanto lo sviluppo dei temi lo è per i Marinisti. L'innovazione del Barocco non può essere fermata.


Dal volume di Poesie riporto un sonetto che mostra la passione di Achillini per le situazioni esagerate, stranianti e innovative, e che dà un’idea dei ritratti femminili prediletti dai marinisti. Qui la donna amata dal poeta è addirittura posseduta dal demonio, e si mette a bestemmiare nel bel mezzo di una chiesa.




Là nel mezo del tempio, a l’improviso,
Lidia traluna gli occhi e tiengli immoti,
e mirano i miei lumi a lei devoti
fatto albergo di Furie un sì bel viso.
Maledice ogni lume errante e fiso
e par che contra Dio la lingua arroti.
Che miracol è questo, o sacerdoti,
che Lucifero torni in Paradiso?
Forse costui, che non poteo, mal saggio,
sovrastar per superbia al suo Fattore,
venne in costei per emolarne un raggio?
Torna confuso al tuo dovuto orrore,
torna al nodo fatal del tuo servaggio,
e sgombra questa stanza al Dio d’amore!
Il componimento è diviso in due parti. Dall’inizio del testo alla metà della seconda quartina, presentano la scena che ispira il sonetto; i versi successivi invece, contengono una riflessione del poeta, che si articola in due domande retoriche e in un’esortazione finale. L’episodio non potrebbe essere più bizzarro: la donna amata dal poeta (gli occhi di lui le sono devoti) viene posseduta dal Demonio mentre si trova in chiesa, e così la sua bellezza (bel viso) si deforma sino a renderla simile alle Furie della mitologia romana. Non solo: la donna, indemoniata, si mette a bestemmiare Dio.

Ai nostri occhi un testo del genere può sembrare di pessimo gusto o, peggio, del tutto assurdo. Per capirne il senso, dobbiamo ricordare quanto fosse forte, all’epoca, il valore normativo del Canzoniere di Petrarca, e quanto fosse audace e innovativo, di conseguenza, un testo che dissacrava apertamente quel modello.


Allego il link per accedere al Post di approfondimento sulle innovazioni del Barocco
(https://f271553.blogspot.com/2020/04/barocco-innovazioni.html)

Fonti: Libro "Il cuore della letteratura" a cura di Carnero e Iannaccone

https://letteredidattica.deascuola.it/letteratura/risorse/biblioteca-01database-brani/bellissima-spiritata/










domenica 5 aprile 2020

#STEP 06 -INNOVAZIONE NELLA LETTERATURA NARRATIVA




"Il passato è un uovo rotto, il futuro è un uovo da covare". (Paul Eluard, poeta francese).

Nel suo furore contro la tradizione, il Futurismo e la lotta dei  suoi seguaci, sono  contro il passatismo.

L'innovazione culturale è strettamente collegata all'innovazione tecnologica, che dilaga in ogni campo e si avvale a sua volta di strumenti tecnici, accuratamente determinati.

Ad esempio in letteratura il verso libero, la distruzione della sintassi, le parole in libertà e l'immaginazione senza fili; in pittura l'uso di linee di forza, il complementarismo, la compenetrazione dei piani. Sono strumenti studiati per sconcertare e creare effetti sconosciuti all'arte del passato. Gli autori facenti parte di questa corrente manifestavano un acceso entusiasmo nei confronti del progresso, vedevano la guerra come igiene del mondo, esaltavano il cosiddetto “mito della macchina” e della velocità, incitavano la violenza, lottavano contro la borghesia, amavano provocare e sorprendere e celebravano il vitalismo, ossia una corrente di pensiero che identifica la vita come forza energetica.

Il Manifesto del Futurismo pubblicato su "Le Figaro", il 20 febbraio 2019
Il "Codice di Perelà",opera di Palazzeschi, pseudonimo di Aldo
Giurlani, è all’origine della narrativa italiana del Ventesimo secolo, per l’introduzione di uno stile leggero, fantasioso e comico, che spezza ogni continuità con il classicismo letterario, originando un anti-romanzo innovativo nel quale le azioni sono estremamente limitate se non nulle. La sua adesione al Futurismo avviene per istinto, perché riconosce nel movimento di Filippo Tommaso Marinetti una tutela per il suo stile letterario non convenzionale, caratterizzato da versi liberi. Non è un caso che gli autori che normalmente si adoperavano nella scrittura in libertà fossero tacciati di pazzia dagli editori e dai critici dell’epoca. Palazzeschi identifica nel Futurismo il mezzo con il quale poter dare vigore a uno stile poetico che reputa stantio, introducendo un’ironia caratterizzata da un linguaggio popolare, a tratti stralunato, una burla continua volta ad alleggerire la drammaticità ed il misticismo degli eventi narrati. Lo scrittore, a seguito di due anni di stesura, consegna infatti il suo anti-romanzo a Marinetti che si adopera per farlo pubblicare e, con il suo appoggio, ne determina il successo.

È così che nel 1911 esce Il Codice di Perelà, in cui Palazzeschi offre la visione di una società sbilenca, spigolosa, ricca di pregi e altrettanti difetti, sotto forma di favola volta a schernire la collettività. Non vi è un narratore, ma un coacervo di voci che – nei dialoghi strutturati – danno luogo a una descrizione indiretta dei fatti. Nella parabola di Perelà, Palazzeschi ha calcato il segno sulla condizione transitoria del consenso, dimostrando come dal nulla si possano ottenere i favori della massa, e sempre dal nulla questi privilegi possano decadere, un assioma sempre valido. Le chiavi di lettura elaborate fino a oggi sono state molteplici e si può dire che l’opera viva proprio di queste diverse interpretazioni alle quali si presta sempre.

Nel sottotitolo di accompagnamento, Il Codice di Perelà, viene
Copertina dell'opera di Palazzeschi
definito una
favola futurista sebbene, di fatto, non accontenti alcun parametro previsto da Marinetti per sottostare all’avanguardia. L'innovazione  di quest’opera è nel suo essere concisa, perché a differenza del verismo, dedito a digressioni estremamente prolisse, scarnifica il testo da tutto ciò che non è essenziale. Palazzeschi, come un abile sarto, taglia e cuce eliminando il superfluo, il dialogo sostituisce l’azione, con il linguaggio diretto e il ritmo garantisce un grande dinamismo, tanto da rendere il testo un’opera teatrale – Paolo Poli ne ha fatta una lettura magistrale per la trasmissione "Ad alta voce" di Rai Radio 3 – coraggiosa ed eccentrica, capace di spiazzare anche i più ferventi sostenitori del movimento futurista.(cliccare qui per accedere al post dedicato).


La leggerezza è il concetto attorno al quale ruota tutta l’opera di Palazzeschi, non solo per la capacità di trattare temi complessi e innovativi con ironia, ma perché il protagonista dell’intera vicenda è letteralmente un uomo di fumo, leggero nello spirito e nel pensiero, formatosi nella canna fumaria della casa di tre vecchiette di nome Pena, Rete e Lama che, alimentando il fuoco del camino, hanno contribuito alla sua creazione. Per più di trent’anni l’uomo di fumo ha vissuto nell’”utero nero”, senza vedere nulla ma ascoltando i discorsi delle tre vecchine e le loro letture. “Imparai d’amore e d’odio, di vita e di morte, di pace e di guerra, di lavoro, di gioia e di dolore, di saggezza e di follia, salii con esse le più vertiginose altezze del pensiero e dello spirito”.


La potenza innovativa del Codice di Perelà non risiede unicamente nello stile, ma anche nella trama vibrante che si regge su relazioni ossimoriche. Ad esempio, la scelta di un protagonista etereo ha un valore duplice: il fumo è la sublimazione del fuoco purificatore che libera dai peccati e dai bisogni, alleggerendo la condizione umana; d’altro canto questa purezza è quasi infantile, semplice da apprezzare e condannare a seconda delle situazioni, ed è il motivo per il quale Perelà viene prima deificato e in seguito condannato dal popolo.


Perelà è respinto perché diverso dagli altri, è un prodotto raffinato, avulso da ogni edulcorazione sociale, non è interessato al potere, non mostra alcuna velleità in tutto il romanzo, è genuino e senza cattivi pensieri, ogni sua azione è limitata, e per questo estremamente distante da chiunque lo circondi. Il comportamento sociale descritto da Palazzeschi è incredibilmente moderno e denota come a distanza di un secolo, dall’ascesa dei nazionalismi che hanno alla base questi comportamenti estremi, poco sia cambiato. Dall’arrivismo alla mitomania, le debolezze umane danno forma alle paure che Palazzeschi ha abilmente messo in mostra in questa favola: ecco perché una lettura attenta del Codice di Perelà, potrebbe rivelarsi un'ottima guida per evitare di incappare in errori di giudizio in questi tempi così confusi.



Fonti: libro "Al cuore della letteratura"  a cura Carnero e Iannaccone;
libro "Letteratura italiana" a cura di Andrea Battistini;

#STEP 25- SINTESI FINALE

Ed ecco che arrivata alla conclusione del corso, mi ritrovo a scrivere uno degli ultimi post del mio blog dedicato all’INNOVAZIONE. Ho cerc...