"Il passato è un uovo rotto, il futuro è un uovo da
covare". (Paul Eluard, poeta francese).
Nel suo furore contro la tradizione, il Futurismo e la lotta
dei suoi seguaci, sono contro il passatismo.
L'innovazione culturale è strettamente collegata
all'innovazione tecnologica, che dilaga in ogni campo e si avvale a sua volta
di strumenti tecnici, accuratamente determinati.
Ad esempio in letteratura il verso libero, la distruzione
della sintassi, le parole in libertà e l'immaginazione senza fili; in pittura
l'uso di linee di forza, il complementarismo, la compenetrazione dei piani.
Sono strumenti studiati per sconcertare e creare effetti sconosciuti all'arte
del passato. Gli autori facenti parte di questa corrente manifestavano un
acceso entusiasmo nei confronti del progresso, vedevano la guerra come igiene
del mondo, esaltavano il cosiddetto “mito della macchina” e della velocità,
incitavano la violenza, lottavano contro la borghesia, amavano provocare e
sorprendere e celebravano il vitalismo, ossia una corrente di pensiero che
identifica la vita come forza energetica.
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Il Manifesto del Futurismo pubblicato su "Le Figaro", il 20 febbraio 2019 |
È così che nel 1911 esce Il Codice di Perelà, in cui Palazzeschi offre la visione di una società sbilenca, spigolosa, ricca di pregi e altrettanti difetti, sotto forma di favola volta a schernire la collettività. Non vi è un narratore, ma un coacervo di voci che – nei dialoghi strutturati – danno luogo a una descrizione indiretta dei fatti. Nella parabola di Perelà, Palazzeschi ha calcato il segno sulla condizione transitoria del consenso, dimostrando come dal nulla si possano ottenere i favori della massa, e sempre dal nulla questi privilegi possano decadere, un assioma sempre valido. Le chiavi di lettura elaborate fino a oggi sono state molteplici e si può dire che l’opera viva proprio di queste diverse interpretazioni alle quali si presta sempre.
Nel sottotitolo di accompagnamento, Il Codice di Perelà, viene
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Copertina dell'opera di Palazzeschi |
La leggerezza è il concetto attorno al quale ruota tutta l’opera di Palazzeschi, non solo per la capacità di trattare temi complessi e innovativi con ironia, ma perché il protagonista dell’intera vicenda è letteralmente un uomo di fumo, leggero nello spirito e nel pensiero, formatosi nella canna fumaria della casa di tre vecchiette di nome Pena, Rete e Lama che, alimentando il fuoco del camino, hanno contribuito alla sua creazione. Per più di trent’anni l’uomo di fumo ha vissuto nell’”utero nero”, senza vedere nulla ma ascoltando i discorsi delle tre vecchine e le loro letture. “Imparai d’amore e d’odio, di vita e di morte, di pace e di guerra, di lavoro, di gioia e di dolore, di saggezza e di follia, salii con esse le più vertiginose altezze del pensiero e dello spirito”.
La potenza innovativa del Codice di Perelà non risiede unicamente nello stile, ma anche nella trama vibrante che si regge su relazioni ossimoriche. Ad esempio, la scelta di un protagonista etereo ha un valore duplice: il fumo è la sublimazione del fuoco purificatore che libera dai peccati e dai bisogni, alleggerendo la condizione umana; d’altro canto questa purezza è quasi infantile, semplice da apprezzare e condannare a seconda delle situazioni, ed è il motivo per il quale Perelà viene prima deificato e in seguito condannato dal popolo.
Perelà è respinto perché diverso dagli altri, è un prodotto raffinato, avulso da ogni edulcorazione sociale, non è interessato al potere, non mostra alcuna velleità in tutto il romanzo, è genuino e senza cattivi pensieri, ogni sua azione è limitata, e per questo estremamente distante da chiunque lo circondi. Il comportamento sociale descritto da Palazzeschi è incredibilmente moderno e denota come a distanza di un secolo, dall’ascesa dei nazionalismi che hanno alla base questi comportamenti estremi, poco sia cambiato. Dall’arrivismo alla mitomania, le debolezze umane danno forma alle paure che Palazzeschi ha abilmente messo in mostra in questa favola: ecco perché una lettura attenta del Codice di Perelà, potrebbe rivelarsi un'ottima guida per evitare di incappare in errori di giudizio in questi tempi così confusi.
Fonti: libro "Al cuore della letteratura" a cura Carnero e Iannaccone;
libro "Letteratura italiana" a cura di Andrea Battistini;
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