A tratteggiare così il legame sempre più stretto che unisce l’etica e
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Luciano Floridi |
«Non c’è etica senza innovazione, né innovazione senza etica», ha sintetizzato commentando il Thinker Award nella categoria “Ethics” ricevuto da Ibm per il contributo alla ricerca su questi temi. Ed è sciogliendo i nodi di questo messaggio che le proporzioni della questione si fanno ancor più chiare.
Indubbiamente dare forma e sostanza a un tema così complesso non è semplice. Chiedersi se abbia davvero senso attribuire all'innovazione un carattere di bontà o negatività, come facciamo con l’essere umano, può essere un buon inizio.
«La tecnologia è sì uno strumento, ma siamo noi a darle un valore. Posso servirmi di un coltello per tagliare il pane o uccidere una persona, ma il coltello per spalmare il burro è diverso dal coltello da combattimento. Ciò significa che la neutralità e la dualità possono essere orientate positivamente fin dal principio — sottolinea Floridi — In questo senso la tecnologia digitale appare molto più orientata a migliorarci la vita che a rovinarcela, nel senso che sostiene ciò che abbiamo già e consente di fare ciò che finora non era possibile».
La distinzione della buona innovazione resta comunque un’opera tutt’altro che semplice. Non esiste uno standard di definizione o qualcosa di simile, ma qualcosa si può fare: «Se vogliamo distinguere un’azienda buona da una cattiva in termini di impatto ambientale misuriamo la sostenibilità. Nel mondo digitale non c’è
ancora un parametro equivalente — rileva Floridi — Tuttavia, possiamo farci le domande giuste per separare good tech e bad tech, chiedendoci se una tecnologia sia innanzitutto socialmente accettabile e poi se sia socialmente preferibile»
L’esperto ci tiene però a uscire fuori dalla mera logica di buoni e cattivi: «C’è anche una questione di raffinazione delle sensibilità. Alcuni comportamenti che fino a qualche decennio fa erano socialmente accettati o comunque tollerati, come buttare un mozzicone di sigaretta in spiaggia, oggi urterebbero quasi tutti. Non è che eravamo cattivi e siamo diventati buoni, siamo semplicemente più sensibili a certi comportamenti.
L’etica può essere un antidoto al digital gap del pianeta. E deve esserlo perché le fratture in termini di innovazioni non sono senza conseguenze. Anche solo ragionando in termini di convenienza la polarizzazione del mondo non conviene a nessuno. Se poi indossiamo gli occhiali dell’etica il quadro si fa ancor più ingiusto: essere nato in un luogo sfortunato non può tagliarmi fuori dal progresso».
Fonti: https://www.repubblica.it/dossier/tecnologia/onlife/2019/09/11/news/luciano_floridi-235773549/
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2020/03/Luciano-Floridi-Interpretare-il-reale--9d433d24-98b7-4643-af50-e561893f37f4.html
https://www.youtube.com/watch?v=vVp0SHqDEwY
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