Dare a qualcuno del «platonico»: non c’è insulto peggiore per i filosofi. Aveva cominciato Nietzsche con Leopardi, che pure stimava, e lo stesso aveva detto Heidegger di lui. Per non parlare di quello che di Heidegger, Nietzsche e Platone pensava Popper. Lo ha detto bene Deleuze: il compito della filosofia contemporanea è «rovesciare il platonismo». Niente di nuovo, in fondo, ci aveva già provato Aristotele. A Platone tutto questo avrebbe fatto immenso piacere.
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Platone nell’affresco «La Scuola di Atene» di Raffaello (1483-1520) |
Nel «luogo uperuranio», ci sono le idee, questi enti misteriosi che le anime degli uomini contemplano prima di entrare nel corpo. E poi ci sono le teorie politiche (abolizione della famiglia, eugenetica, divisione della società in classi).
Platone ci pone delle domande:
"Siamo sicuri di sapere cosa è la realtà? Davvero esiste solo quello che vedo e sento? La sedia sui cui siedo, il giornale che leggo: esistono, certo. Ci sono però tante altre cose che non vedo, ma che posso pensare: esistono? Il numero «tre», il «triangolo»: ci sono solo perché li pensiamo noi o esistono di per sé? Domande cervellotiche, si dirà, tipiche di quei perdigiorno che sono i filosofi. E la giustizia? Esiste? Questa non è una domanda da perdigiorno, forse. "
Platone ha parlato in prima persona solo una volta, nella «settima lettera», per dire una cosa sola: chi tenta di rinchiudere il suo pensiero in un sistema non ha capito niente. È così ovvio che troppo spesso lo si dimentica: Platone non ha composto trattati per esporre dottrine, ma dialoghi in cui dei personaggi discutono tra di loro, sollevando domande e dubbi. L’obiettivo è sempre lo stesso: chiedere conto di tutte le convinzioni su cui fondiamo le nostre vite. Magari abbiamo ragione, ma siamo in grado di giustificare le nostre opinioni e le nostre scelte?
Quella di Platone è una filosofia realistica, la sua idea innovativa di realtà non è quella comunemente intesa e la esprime in questo stralcio dell'opera "Critone" -Capitolo IV:
"sempre fui così fatto, che non ubbidisco dentro me a nessuno, salvo che alla ragione; quella, dico, la quale, pensandoci, mi paja esser la migliore"
Egli sostiene sempre tesi sconcertanti, innovative,difficili da condividere. Era il primo a saperlo e i suoi scritti sono sempre costruiti in modo da esasperarne la paradossalità. È il bello dei dialoghi: a Platone non piace vincere facile e fa di tutto per presentare le idee degli avversari nel modo migliore.
Fonti:
Libro "Con-Filosofare" a cura di Abbagnano e Fornero
https://it.wikisource.org/wiki/Critone/Capitolo_VI
Fonti:
Libro "Con-Filosofare" a cura di Abbagnano e Fornero
https://it.wikisource.org/wiki/Critone/Capitolo_VI
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